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CLERICUS. ANIME NERE

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Dopo due anni di scrittura febbrile, l'etichetta indipendente  Proelium  è pronta alla sua prossima pubblicazione:  Clericus. Anime nere.  Per raccontarvi la cerca di Malasorte, novello Orfeo, smarrito per amore in un'ambientazione dark-fantasy, ispirata alle campagne di Dungeons and Dragons .  Per garantire ai miei lettori la massima qualità, sia nella forma e nei contenuti, mi sono affidato a professionisti di rilievo: Alfonso Zarbo per l'editing, Antonello Venditti per la cover, Abel Montero per layout interno.     Non perdetevi questa traversata infernale a colpi di incantesimi e stregonerie! Un chierico tormentato.  Un'avventura come una discesa agli Inferi . Resuscitare i morti è possibile. O meglio, lo era per gli antichi sacerdoti della Dea Bianca, prima che il loro rituale di resurrezione naufragasse tra gli abissi del tempo. Per riportare quel segreto alla luce e restituire la vita alla sua Griselda, il guaritore mascherato Malasorte è pronto a tutto, perfi

I racconti ~ Elegia di un poeta dimenticato

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John William Waterhouse , Dante e Beatrice (1915)   Ma Virgilio n’avea lasciati scemi di sé, Virgilio dolcissimo patre… PG XXX, vv. 49-50   Finirà mai di finire, questo Limbo senza pace a cui sono dannato? La domanda mi riecheggia nella testa. Rimbomba. Non mi dà tregua. Il delizioso giardino sulla sommità di questo monte, ad altri salvifico, per me inospitale, me lo sono ormai lasciato alle spalle. Mi ero illuso che il verde dei prati e la purezza delle acque del fiume Lete mi riportassero alle mie Bucoliche, ma mi sbagliavo. Perfino il destino di quel giovane poeta dal naso adunco – quanta strada ha già fatto, quanta ancora ne farà! – non è più nelle mie mani. Stento ancora a comprendere perché sia toccato proprio a me trascinarlo fin qui, tra le dolcezze di un Paradiso in terra che non mi appartiene, per volere di un Dio che non ho mai conosciuto, né conoscerò mai. Quanta fatica, poi, per riuscire a condurlo fin qui sano e salvo! Lui, così puro, così ingenuo… Mentre i

I racconti ~ Il profanatore

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Faceva fresco nel tumulo.       Tra i lembi del sudario di tenebra, polvere e aria stantia, il silenzio e la quiete erano assoluti, senza tempo .       Lo spettro dormiva, ormai desto dal sogno della vita. Nel sogno, le armi incrostate di ruggine e ragnatale scintillavano di luce tagliente; gli scheletri tumulati marciavano compatti, rosei, orgogliosi.       Si combatteva e si urlava, nel sogno, su verdi distese erbose, insanguinate, sotto i raggi di un sole crudele.       Quanto era meglio la pace della morte, quell'ombra fresca ormai fuori dal tempo!       Meglio le voci, i bisbigli, l’assenza, i sogni di rovine e i ricordi, residui di una stagione da cui era stato dolce svegliarsi.      Nell’oscurità accogliente del sepolcro, lo spettro rabbrividì, attese e sognò che quella pace di cui godeva da secoli non sarebbe durata.       Quattro mezzi uomini fatti di carne, sangue e rumore sarebbero venuti a disturbarlo. E alle loro spalle,  lui li avrebbe seguiti , con quel suo profumo d

I racconti ~ Morire, dormire, forse sognare

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Thomas Lawrence , L'attore J. P. Kemble nei panni di Amleto, 1802 Le luci dei riflettori sono calde. Il palcoscenico è deserto, e Amleto lo percorre a passo spedito, testa alta e petto in fuori. Controlla il diaframma con una contrazione esperta, inspira e butta fuori il fiato, la voce: il più celebre dei monologhi riempie il teatro. “ Essere o non essere, questo è il problema… ” Con un gesto teatrale, solleva il palmo della mano, fissa il cranio di gesso e distoglie lo sguardo. Lo lascia scorrere sulla platea gremita e la contempla, la interroga, la sfida. “ Che cos’è più nobile, soffrire nell’animo per i sassi e dardi scagliati dall’oltraggiosa Fortuna… ” Un vecchiaccio in sovrappeso tossisce catrame dalla terza fila. “ …o  impugnare le armi contro un mare di affanni e combatterli fino a farli cessare? ” Altri colpi di tosse. Amleto stritola il teschio e scruta in silenzio tra le poltroncine.  Le luci sulla platea sono soffuse, ma distingue con chiarezza un signore incravat

I racconti ~ Fabricatus

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  All'ombra dell'ultimo sole ... Il sedile meccanometrico accoglie Fabricatus con un cigolio. L’androide non fa in tempo a sedersi, che un dedalo di cinghie e ganci metallici si attorcigliano a braccia e gambe. Fabricatus non ci fa caso: da quando è un androide, non fa più caso a molte cose.  Perfino lo sguardo del Dott. Pescati, un tempo così inquietante, ormai lo lascia quasi indifferente. Occhi turchini come il camice che indossa. “Come stai, caro Fabrizio?” “Fabricatus”. Il Dott. Pescati fa un cenno di approvazione e appunta qualcosa su un foglio. Schiaccia il solito pulsante. Un altro cigolio. Il sedile meccanometrico si inclina e Fabricatus si ritrova a fissare il neon sul soffitto, rosso come il sole che muore. Non prova nulla. Dall’angolo del Dott. Pescati, una matita gratta sulla carta. Schiocca un altro pulsante. Il ronzio di un seghetto circolare, sempre lo stesso, scava pelle sintetica e circuiti all’altezza della bocca. Forse per tracciare un solco, un sorris

I racconti ~ Una mossa di Cavallo

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  Nella palestra allestita per la simultanea l’odore è aspro, l’aria densa. Mi fermo sulla porticina d’ingresso: tra la brezza di fuori e il calore di dentro è come stare sul confine tra due mondi. Allungo il collo oltre l’uscio. Un crocchio di appassionati e curiosi è riunito attorno ai tavoli, tutti in religioso silenzio. Si sente solo il ticchettio degli orologi. Controllo il borsello ancora una volta: taccuino, biro e pedone portafortuna sono al loro posto; non c’è motivo di essere nervosi. Sono qui solo per un altro, banale articolo di cronaca locale. E potrei benissimo anche non scriverlo. Non devo niente a nessuno, figurarsi a questi quattro scacchisti di provincia. Il cuore mi cala di un paio di battiti. Ce la posso fare. Oltrepasso la soglia. Lo squittio delle scarpe sul pavimento gommato attira subito sguardi di rimprovero. Il desiderio di girare i tacchi si fa impellente. Mi rifugio negli appunti. Quella del comprensorio elementare di Brunetto non è più una semplice palestra

I racconti ~ Un piccolo affare

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  Il sole batteva così forte da arrostirgli la carne sotto la cappa e il turbante. Felyx si passò la lingua sulle labbra per provare a inumidirle, ma niente: la sua bocca era arida come quella di una mummia. Dèi, la sete che aveva! Sfiorò la sacca rigonfia appesa alla cintura. Un sorso solo, maledizione. Aveva sfidato il Mare Giallo per riempire quel dannato otre. Scostò la mano come se bruciasse. Non poteva, non doveva bere. O tutta la fatica per arrivare all’oasi sarebbe stata sprecata. Alzò lo sguardo alle cupole di Javakt: mancava così poco... Scacciò la tentazione facendo due conti: l’acqua dell’oasi, i magnati la pagavano in zyrchas sonanti. Superò l’ultima duna e barcollò fino alle porte della città: l’ombra delle mura lo accolse nel più fresco degli abbracci. Era fatta. Le due guardie all’ingresso lo squadrarono con gli occhi cattivi; Felyx le tenne a bada sventolando un papiro davanti ai loro brutti musi, screpolati come il suo. Un contratto con il sigillo dei magnati. Vole