I racconti ~ Un piccolo affare

 


Il sole batteva così forte da arrostirgli la carne sotto la cappa e il turbante. Felyx si passò la lingua sulle labbra per provare a inumidirle, ma niente: la sua bocca era arida come quella di una mummia. Dèi, la sete che aveva! Sfiorò la sacca rigonfia appesa alla cintura. Un sorso solo, maledizione. Aveva sfidato il Mare Giallo per riempire quel dannato otre. Scostò la mano come se bruciasse. Non poteva, non doveva bere. O tutta la fatica per arrivare all’oasi sarebbe stata sprecata.

Alzò lo sguardo alle cupole di Javakt: mancava così poco... Scacciò la tentazione facendo due conti: l’acqua dell’oasi, i magnati la pagavano in zyrchas sonanti. Superò l’ultima duna e barcollò fino alle porte della città: l’ombra delle mura lo accolse nel più fresco degli abbracci. Era fatta. Le due guardie all’ingresso lo squadrarono con gli occhi cattivi; Felyx le tenne a bada sventolando un papiro davanti ai loro brutti musi, screpolati come il suo. Un contratto con il sigillo dei magnati. Volevano fermarlo? Che ci provassero.

La merce”, ringhiò il più grosso dei due. “Mostrala.”

Il bestione aveva un naso grande quanto il pugno che avrebbe voluto tirargli. Felyx sollevò la cappa con prudenza, lasciando intravedere l’otre e il manico della daga. La guardia si bloccò per un secondo, distolse lo sguardo e gli fece cenno di proseguire.

Avanzò tra i vicoli polverosi, sforzandosi di non pensare alla sete che aveva. Alla brodaglia puzzolente che si sarebbe scolato a breve. Dèi, quei soldi gli servivano troppo. Era così preso dalla fissa dell’acqua da non accorgersi della mano che gli tirava il mantello da dietro.

“Signore...”

Felyx si voltò, pronto a scansarsi; pronto a tutto. Non era da lui distrarsi a quel modo. Si ritrovò davanti un moccioso denutrito che lo fissava con gli occhioni liquidi.

“Ho tanta sete...”

In merda e in rivolta, ecco come finivano ogni volta i suoi affari. Gli porse l’otre rigonfio.

“Lasciamene almeno un goccio, marmocchio.” 




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