I racconti ~ Dieci giornate

 
Andrea del Castagno, Ritratto di Giovanni Boccaccio, 1450


Firenze, 1349

  

Il puzzo dei cadaveri rendeva l’aria della stanza irrespirabile. Visti così, distesi insieme sul lettone sfatto, Bice e Boccaccino sembravano in pace. 

Rincantucciato in un angolo, Giovanni li guardava dormire. Si soffermò sul colorito cereo, annerito qua e là da macchie livide; sentì il silenzio che segue l’agonia. 

Suo padre e sua madre erano morti. La sua famiglia, le sue radici... Era finita e doveva farsene una ragione. Se lo disse come se lo diceva ogni giorno, da dieci giorni. Infranse il silenzio ad alta voce; bestemmiò i Santi, Iddio e la Madonna. Neanche stavolta si convinse; neanche stavolta lo fulminarono. 

Si alzò, uscì chiudendo piano la porta; casomai si svegliassero... Si passò una mano tra i capelli unti, la barba incolta. Erano giorni che non si lavava, che non si radeva. Settimane che non usciva di casa. 

Guardò il mobilio malandato, il pavimento sempre più sporco. Si avvicinò al tavolo, su cui ammuffiva l’ultimo tozzo di pane. Lo afferrò, sbriciolandolo per la rabbia; bestemmiò ancora, più forte. Rovesciò il tavolo e le sedie; urtò uno spigolo e si ferì, strappandosi all’altezza del petto gli stracci che aveva addosso. 

 A ciascun’alma presa e gentil core...”, mormorò Giovanni in un moto istintivo, disperato. 

Dall’alto del verone lasciò vagare lo sguardo sulle strade traboccanti di morte, rifiuti e solitudine; regno di topi e maiali. Voleva fuggire, morire. 

Ripensò a tutto e si rivide ragazzo, al seguito del padre in uno dei suoi viaggi. Risentì il chiasso tra le strade di Napoli, le storie incredibili dei mercanti. I colori e gli arazzi della corte, gli abiti sfarzosi delle donne. 

Tese le braccia verso il fantasma, il ricordo di Fiammetta. Tra guanciali e lenzuola, la donna leggeva muovendo piano le labbra. Il giovane le accarezzò una ciocca, le baciò una spalla. La sua voce era un trillo fatato... 

Molta gioia e molto diletto ebbe Lancillotto quella notte... ma la gioia più deliziosa fu quella che il racconto a noi tace... 

Si rivide anni dopo all’Università, mentre saltava le lezioni di diritto per seguire quelle di Cino da Pistoia. Mentre gli chiedeva cosa si provava ad aver conosciuto Dante e Cavalcanti, ad aver fatto poesia insieme a loro. 

Lasciò scorrere le lacrime sulla barba ispida, si fiondò a capofitto sui libri. 

Scostò i Vangeli e l’Apocalisse con una manata; scavò tra le pergamene, quadernoni e volumi rilegati, alla ricerca di radici più antiche, più forti. Singhiozzò sulle storie di Lancillotto e Ginevra, sulla Commedia e la Vita Nova. Sfogliò Le mille e una notte, si abbeverò come un assetato alla fonte: aveva sete di ciò che era, che era sempre stato. 

Giovanni strinse i pugni: non poteva lasciare che quel mondo si perdesse, che andasse in frantumi così. Ne sapeva tante, di storie... Sentì che voleva salvarle, ricomporle per iscritto prima che fosse tardi. Bestemmiò e pregò Iddio di conservarlo in salute solo per questo. 

Si asciugò le lacrime, ripensò ai suoi cari e vomitò per il puzzo di carogna. Dopo dieci giorni, aveva trovato la forza di lasciarli andare. 

 

*** 


Tra le assolate campagne di Fiesole, Giovanni smuoveva la terra a colpi decisi di badile. Sbuffi di vento gli scompigliavano i capelli sudati, un sole tiepido gli pizzicava le guance rasate di fresco.  

Nel contado non c’era nessuno, solo uccelli canori e cicale che frinivano dolci, infinite. 

Giovanni prese un gran respiro, trasportò Bice e Boccaccino dal carro alla fossa. Adagiò e ricoprì entrambi con cura; piantò nella terra una croce di legno, fatta da lui: due rami secchi tenuti insieme da una stringa di cuoio. 

Mangiò all’aria aperta, si diede piacere e si coricò sotto un albero fronzuto, fiorente. Appoggiò la testa su un bozzo comodo, alzò lo sguardo fino ai rami: visti dal basso, intrecciati così, sembravano cento e più radici piantate in cielo. 

Ripensò alle storie che avrebbe scritto e sorrise, accarezzato da un’idea. 

Cento novelle... 

Rifletté su come le avrebbe ordinate. Ci erano voluti dieci giorni per decidersi a rinascere; per riscoprirsi poeta, scrittore. 

Dieci giornate... 

Per Giovanni, le ore più buie della sua vita. Per le donne e il mondo intero, sarebbero state il Decameron

 

 

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