I racconti ~ Cavalieri inesistenti

 

 

"Difenditi, fellone!", minaccia il Cavaliere Bianco. Serra la presa sull’elsa ingemmata, la cala con forza sull’usbergo nemico. 

Il Cavaliere Nero blocca il fendente con uno scudo enorme, senza stemma. Sembra uno specchio, il Cavaliere Bianco può vedersi riflesso. 

Non che cambi molto, da quando è entrato in quel castello vede specchi un po’ dovunque. 

Perfino la sua corazza gli sembra più lucida, più riflettente del solito. 

Il Cavaliere Nero è immobile davanti a lui, zitto. 

Il Cavaliere Bianco non può sopportarlo. Digrigna i denti sotto l’elmo crestato, colpisce ancora. Niente da fare, l’ennesimo fendente è respinto dallo scudo. 

Non se l’era immaginato così, quello scontro. 

Un duello glorioso, gli aveva promesso il Re. 

Più giusto di una Crociata, gli aveva assicurato il Santo. 

Più trionfale di una giostra, aveva sospirato la Principessa. 

Una noia infinita, realizza il Cavaliere Bianco, mentre affonda la lama per la centesima volta. Taglia l’aria, ma non infrange lo specchio. 

Gli viene da piangere, si trattiene. Non sarebbe da lui. Eppure, anche se si vergogna ad ammetterlo, inizia a dubitare. 

Non di sé, ha sempre saputo di esistere.  

Si è visto riflesso troppe volte, da troppe angolazioni. 

Sposta il peso su una gamba, fa una finta. 

Il Cavaliere Nero lo imita. 

Un po’ gli assomiglia, è troppo scaltro per lasciarsi sorprendere. Neanche di lui può dubitare: esiste per confermargli che esiste. 

Dall’altra parte dello specchio, anche il Cavaliere Nero ha ricevuto l’ordine di cercarlo, di ucciderlo. 

Un altro Re, un altro Santo e un’altra Principessa hanno creduto in lui. Perfino il Cavaliere Bianco gli crede, credendosi. 

"Difenditi ribaldo!", squilla affettuoso. La sua spada urta contro lo scudo dell’altro. Clangore. Uno strano riflesso grigio. La consistenza dell’acciaio è densa, compatta. 

Il Cavaliere Bianco sorride sotto l’elmo crestato. 

Forse anche il Cavaliere Nero sta sorridendo. 

Sono vicini, si immagina, anche se sembrano lontani. 

Chissà quanto ha faticato, per arrivare fin lì. 

Chissà che pena, si dice, ogni volta che lo costringe in parata. 

Il Re, il Santo e la Principessa gli hanno ordinato di ucciderlo, eppure... 

"Difenditi, gaglioffo!", lo esorta, lo prega. Un'altra serie di affondi, uno più letale dell’altro. Il Cavaliere Nero resiste ancora, lo scudo alto. Il Cavaliere Bianco esulta, dentro di sé. 

Non vorrebbe ucciderlo, gli è stato imposto da altri. Una missione indubitabile, dal loro punto di vista. Ma dal suo... 

Eccolo, il dubbio. 

Un cigolio squarcia il silenzio.

Il Cavaliere Bianco balza indietro.

Il Cavaliere Nero fa lo stesso. 

Arretra piano senza dare le spalle; l’altro ripete, simmetrico. 

Appena è abbastanza lontano, si gira. Comincia a correre. 

Riattraversa il palazzo a ritroso. 

Saloni, camere, scalinate. 

Ritrova gli specchi, tutti quanti. 

Ognuno di essi lo fissa e deforma, aspettandosi qualcosa da lui

Solleva la spada, non ne risparmierà neanche uno.

***


Fuori dal castello, l’aria non è mai stata tanto leggera.

Il Cavaliere Bianco la respira a pieni polmoni. Ha gettato la spada, si è sfilato elmo e armatura. Cammina tra i prati a torso nudo.

Una distesa variopinta gli si apre davanti, non ne vede la fine. Fiori nuovi, senza nome; un sole caldo li accarezza tutti. Avanza piano per non calpestarli.

Vede qualcuno che cammina verso di lui, dalla direzione opposta. Alle sue spalle, un usbergo nero. Uno scudo senza stemma, frantumato chissà come. In lontananza, i resti di un castello diroccato. 

Ritrova l’altro a metà strada. 

Faccia a faccia, capisce di non assomigliargli. 

Il suo sorriso, però, è lo stesso. 

Il suo pianto è lo stesso. 

Lo abbraccia come un fratello. 

 

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