Quando una campagna finisce...
Concludere una campagna di Dungeons & Dragons
e congedarsi dal proprio personaggio, qualunque sia l'esito della sua
storia, è un atto di separazione traumatica. L'ho capito in questi
giorni, ripercorrendo a ritroso la mia prima avventura nei Forgotten Realms.
Perché
ci vuole tempo (e coraggio) per calarsi in un personaggio, conoscere
scheda e incantesimi meglio del tuo curriculum vitae. Per pensare, agire
e parlare con la sua pelle cucita addosso, all'interno di un mondo che
non ti appartiene, ma che viaggia in parallelo al tuo.
Poi,
finalmente in simbiosi con quell'altro te con cui ormai condividevi
tutto - occhi mani testa cuore -, succede che la festa finisce. Che
l'arco narrativo si compie e il personaggio ti chiede di lasciarlo
andare.
Che sopravviva o muoia nell'ultimo scontro, capisci, non
è così importante: si staccherà da te in ogni caso. E allora tanto vale
rendergli onore, assaporare i suoi ultimi gesti, parole, interazioni...
Provare a capire l'eredità che ci lascia mentre se ne va.
La
storia di Malasorte, il chierico sfortunato vissuto e morto per amore, è
stato un dono narrativo che non mi aspettavo di ricevere. Mi ha aiutato
durante il lockdown e regalato emozioni degne di un romanzo. Mi sono
ripromesso di scriverlo, prima o poi.
Un party scalcagnato
composto da un sacerdote corrotto, un warlock paranoico, un arcimago
arrogante e un assassino fanatico. Un paradiso distrutto e un'anima da
salvare, anche a costo di sprofondare nel fango.
Sembra buono come concept, no?
Ma fino ad allora, meglio prepararsi alla nuova campagna.
Scheda nuova, vita nuova.