I racconti ~ Dracomachia


San Giorgio e il Drago, Vittorio Carpaccio, 1502

   

Il drago non è una fantasia oziosa; è una potente creazione dell'immaginazione, più ricca di significato che il suo cumulo d'oro."

J.R.R. Tolkien, Mostri e critici

 

Il drago, ovviamente, è stato ucciso dal cavaliere.

Giorgio Manganelli, Centuria

 

"Il drago ha ucciso il cavaliere e poi si è suicidato a sua volta. Persino un bambino capirebbe che questo caso è già chiuso." 

"Il caso è aperto eccome, Marcel."

"Ma non è possibile. Ti ripeto che persino un bambino..."

"I draghi non si suicidano mai, Marcel: è una legge interna della fiaba. Quando un drago muore, se muore, lo fa sempre per mano di un cavaliere, di un prode. Persino un bambino inorridirebbe, se gli si raccontasse di un drago suicida."

"È una teoria interessante, Virgo, ma non pensi sia un po’ troppo fantasiosa?" 

Virgo ghignò: "Fantasiosa eccome! Ma ricorda che stiamo parlando di un drago morto ammazzato: tra tutti i sentieri a nostra disposizione, quello del fantastico è di gran lunga il migliore."

Con le dovute precauzioni i due si avvicinarono al corpo. La carcassa della bestia giaceva mutilata in una pozza di sangue scarlatto, vaporoso e luccicante: la posizione e l’aspetto del cadavere risultavano, a prima vista, del tutto incomprensibili ai loro occhi esperti.

"Se si trattasse di un suicidio, Marcel", meditò Virgo con aria assorta, "il nostro drago avrebbe agito diversamente. L’istinto di conservazione lo avrebbe spinto, anche non volendo, ad aprire le ali durante la caduta. I suoi arti, invece, sono completamente scomposti: segno che il drago si è schiantato davvero. Secondo me è stato scagliato, già morto, da lassù."

Marcel alzò gli occhi, osservò dal basso il profilo quasi infinito della torre della principessa e scosse il capo. 

"Fammi capire. Secondo te il drago è stato prima ucciso nella torre e poi gettato nel vuoto a schiantarsi?"

Virgo annuì. 

"Se il suo corpo fosse rimasto nella torre, noi non lo avremmo potuto trovare. Perché mai l’assassino avrebbe commesso un errore del genere?"

"Principalmente per due ragioni, Marcel. L’uccisore del drago voleva sia sbarazzarsi a ogni costo del cadavere, sia mostrare a tutti che il drago è morto. Al momento, però, i soli a esserne a conoscenza siamo noi due. La tua domanda, come vedi, ne ha generate altre." 

"Come la testa dell’Idra..."

"Appunto." 

Guardarono nuovamente il cadavere del drago. La testa della bestia era stata mozzata di netto da una lunga lama, probabilmente un ammazza-draghi.

"Non lo so, Virgo. Mi sembra tutto così irrazionale... perfino per il drago. Secondo me dovremmo chiamare le autorità, non credo che noi..."

"Le autorità non possono risolvere questo caso. Solo tu e io possiamo, Marcel. Ricordati che il drago ha scelto noi e solo noi: si tratta di una quête a cui non possiamo sottrarci." 

"Supponiamo per un attimo che tu abbia ragione", proseguì Marcel, scrutando attentamente il cadavere. "Ti sarai reso conto anche tu che è impossibile spingersi oltre."

"Vai avanti", lo incalzò Virgo. 

"L’assassino ha reso il drago irriconoscibile. Sai che significa? Che se a ogni drago, per legge interna, corrisponde un solo e unico redentore, noi non siamo più in grado di risalire a lui. Lo abbiamo perso. Per sempre. L’assassino ci ha già battuto, Virgo, e noi non possiamo fare più nulla per il drago. Accetta la realtà."

L’investigatore non rispose. Completamente assorto, osservava il sangue immateriale che continuava a sgorgare dalla carcassa mutilata della bestia: un liquido viscoso e certamente caldo, che se da un lato imbeveva la terra generatrice di fiori, dall’altro sembrava galleggiare sopra di essa, immortale e fumante, simile all’etere.

"Che razza di sangue può pulsargli nelle vene!", esalò Virgo ad alta voce, il magma rosso e oro impresso negli occhi, ma era come se parlasse da solo.

 

* * * 

"Principessa, mi hai fatto chiamare?" 

"Vieni avanti, mio fedele paggio." 

"Sono qui, ai tuoi ordini per sempre."

"Al diavolo i convenevoli. Lo hai trovato?"

"Mi dispiace ma no, mia principessa." 

"Devi ritrovarlo. Prendi l’ammazza-draghi del cavaliere e va’, corri a stanarlo, riportamelo a qualunque costo."

"Non sono sicuro di riuscirci, mia principessa."

"Allora morirai."

"E se mi trovassi costretto a uccidere il drago?" 

"Anche in quel caso morirai. Il drago è mio, ucciderlo spetta solo a me."

"Avrei una domanda, mia principessa, se posso."

"Te la concedo."

"Perché non hai ucciso il drago quando potevi?"

"Perché io, il mio drago, non lo voglio uccidere. Ora va’, e non tornare a mani vuote."

 

* * * 

 

"Dobbiamo ricominciare dall’inizio, se vogliamo capirci qualcosa."

"Il drago è morto, Virgo. È questo l’inizio, l’incipit agghiacciante della storia", ricapitolò Marcel. 

"Le sequenze narrative e le strutture sono completamente sfalsate", ragionò Virgo. "E tu hai proprio ragione: è un incipit agghiacciante che abbatte tutte le nostre certezze. Il drago, in base a ciò che noi sappiamo, muore sempre in uno scontro supremo, una sorta di appuntamento epico fissato dal fato. L’eroe sprofonda, affronta il drago nella sua tana e al culmine della spannung narrativa lo sconfigge, conquista il suo oro e/o i suoi poteri, sposa la principessa e diventa re. Ogni personaggio, nel bene e nel male, adempie al suo destino e in questo giusto contrappasso trova il suo lieto fine. Cos’è l’happy end, se non la più felice applicazione del principio di fatalità? Così ha stabilito la legge, e così deve essere, nei secoli dei secoli amen."

"E qui cos’è andato storto, Virgo?", chiese Marcel, inquieto. 

"Praticamente tutto", proseguì Virgo. "Il cavaliere che muore prima del drago. Il drago che muore per mano di un ignoto. Il drago stesso che viene reso ignoto, rendendo il nostro ignoto ancora più ignoto. Abbiamo un ammazza-draghi come arma del delitto, eventuali aiutanti disseminati qua e là e soprattutto, unico punto fermo della storia, la torre della principessa: anche il suo ruolo è incomprensibile. Gli esistenti sono questi, non ce ne sono altri."

"Ci siamo noi." 

"Altra incongruenza strutturale agghiacciante", confermò Virgo con disappunto. "Forse è colpa nostra, se la storia non gira."

"O forse siamo noi a doverla fare girare. Capire le cose, spiegare come sono andate... potrebbe essere questo il nostro ruolo nella storia: trovarci un senso." 

"Mi sembra che tu, fino a poco fa, la pensassi diversamente", ghignò l'investigatore. Marcel sorrise di rimando.

"Arrivati a questo punto, voglio capire anch’io."

Virgo si fece serio.

"Allora preparati, perché c'è solo una cosa da fare. Anche se sarà pericoloso, dobbiamo raggiungere la cima della torre."

 

* * * 

 

"Ti aspettavo, mio fedele paggio. Temevo non tornassi più."

"Sei una bugiarda. Mi hai fatto seguire, lo so, e quando quelli che mi seguivano hanno scoperto il cadavere del drago, mi hanno preso con la forza. Avevano paura che scappassi. Ma io non scappo, mia principessa, nemmeno se tu mi metti a morte. Lo sai che sono ai tuoi ordini per sempre."

"Sei il mio fedele paggio. Non potrebbe essere altrimenti."

"Prenderai dunque la mia vita?" 

"Certamente, dato che hai fallito. Ma prima devi eseguire un ultimo ordine."

"Dimmi cosa vuoi che faccia e lo farò." 

"Due esseri pericolosissimi sono penetrati nella torre. Va’ e uccidili con l’ammazza-draghi: ne va della salvezza del regno. Il drago, il mio drago... non dovevano vederlo, non dovevano sapere!"

 

* * * 

 

Virgo e Marcel percorrevano di buona lena le interminabili scale della torre della principessa. Mentre salivano nessuno dei due riusciva a capire se l’atmosfera di quel luogo fosse oscura o luminosa, se la torre splendesse o si incupisse gradino dopo gradino.

"Pensi che ne usciremo vivi, Virgo?", chiese Marcel, cercando di mostrarsi calmo nonostante il fiatone e l’agitazione crescente. 

"Chissà."

"C’è una cosa che non capisco."

"Solo una?" lo riprese Virgo. La sua voce era inespressiva.

"Una cosa a parte le altre, sì. Come hai fatto a farti assegnare questo caso? Avrai pur ricevuto una telefonata, una lettera scritta... dovrai pure aver parlato o incontrato qualcuno."

Virgo scosse il capo e mormorò qualcosa tra i denti. Ne uscì un lamento cupo e incomprensibile. Marcel sbuffò.

"Guarda che sto rischiando la pelle anch'io." 

"Non me lo ricordo", rispose Virgo, impassibile. "Per quanto cerchi di ricordare, ogni mio sforzo è vano. L’unica cosa che so sull’avvio di questa indagine è che, prima ancora di rinvenirlo, io sapevo della morte del drago e conoscevo esattamente l’ubicazione del cadavere. Ma io sono solo un investigatore, non un narratore onnisciente. Se avessi davanti il vero narratore gliene direi quattro: è tutto sbagliato, qui dentro, focalizzazione compresa."

Continuarono a camminare e raggiunsero la stanza del tesoro. Sia Virgo che Marcel rimasero sbalorditi: la ricchezza di quel luogo era inenarrabile e superava ogni possibile immaginazione. 

I due investigatori, però, erano inquieti: conoscevano le leggi della fiaba e sapevano che in quella sala sarebbe successo qualcosa. Chi li avrebbe ostacolati, ora che il drago era morto? Divorati dall’incertezza, i due rimpiangevano la bestia assassinata, quel drago così terribile e tuttavia rassicurante...

"Ho ricevuto l’ordine preciso di uccidervi", disse la voce del paggio alle loro spalle. 

"È l’ammazza-draghi, vero?", domandò Virgo, voltandosi lentamente insieme a Marcel e scrutando la lama del nemico.

"È l’ammazza-draghi", confermò il paggio. 

"Quindi l’hai ucciso tu, il drago?"

"Sto per uccidervi, saperlo non vi salverà."

"Ma noi siamo venuti quassù solo per questo."

"Vuoi dire che non siete qui per sposare la principessa?"

"Certo che no", rispose Virgo, aggrottando la fronte.

"E che non siete qui per rapirla o ucciderla perché volete regnare al suo posto?"

"Ma no", ripeté Virgo, "il nostro interesse nella vicenda è puramente accademico."

Il paggio lasciò cadere l’ammazza-draghi ed emise un lungo sospiro. 

"Gli ordini della mia principessa non hanno mai senso. Perché vi devo uccidere, se non siete usurpatori? Perché mi ha ordinato di tenere in vita il drago? Perché ha ingannato il cavaliere e condannato me a morte?"

"La principessa ha fatto morire il cavaliere?", domandò Virgo a bruciapelo. Il paggio annuì.

"Su suo ordine ho sostituito l'ammazza-draghi con una lama comune. Il cavaliere, ovviamente, non ha avuto scampo." 

"Il drago ha ucciso il cavaliere...", mormorò Marcel. 

"Certo che lo ha ucciso!", piagnucolò il paggio. "Come accidenti avrebbe potuto salvarsi, senza l’ammazza-draghi?"

"...ma il drago, poi, non si è suicidato?", chiese Virgo, astutamente. 

"No, ma avrebbe voluto!", continuò il paggio, infervorato. "Se c’era qualcuno destinato a morire, quello era lui! Il drago voleva morire, lo so! Non appena si è reso conto di aver ucciso il cavaliere è come impazzito: ha cominciato a piangere, a disperarsi, a rotolarsi per terra, a prendere il muro a testate."

"Lo credo bene, la legge della fiaba è stata violata", postulò l'investigatore. "Qualcuno ha commesso un sacrilegio, narrativamente parlando.”

"Un sacrilegio, sì!", esclamò il paggio, visibilmente addolorato. "Eppure è stata la principessa a ordinarmelo, io ho solamente eseguito... Povero drago! Ha ucciso il suo redentore ed è finito incatenato. La principessa ha deciso così: voleva che fosse il suo animaletto domestico." 

"Ma in che razza di storia siamo finiti, Virgo?", boccheggiò Marcel. I suoi occhi azzurri erano sbarrati.

"Nel racconto fantastico più orribile del mondo", meditò Virgo. "Per il capriccio di una ragazzina maniaca al drago è stata negato di morire e all’eroe di trionfare. E tu con quale coraggio hai potuto eseguire i suoi ordini?" 

"La mia sola funzione", replicò il paggio, "è quella di eseguire tutti gli ordini della mia principessa, indistintamente. Non è questione di coraggio, è che sono stato programmato così."

"Neanche fossero robot...", commentò Marcel. L'investigatore lo zittì con un cenno della mano. 

"Dicci del drago. Come ha fatto a morire?"

"Naturalmente l’ho ucciso io. Ho usato l’ammazza-draghi. Non dimenticherò mai l’espressione del suo volto: sembrava così sollevato! Inizialmente era indispettito, sgomento: quasi non gli sembrava vero che potesse morire! Ma poi ha capito e, mentre lo uccidevo, ho visto che mi guardava con gratitudine. Forse è stata solo una mia impressione, ma mi è sembrato che sorridesse." 

"E dopo aver ucciso il drago", completò Virgo, "hai gettato il suo corpo giù dalla torre. Per allontanare da te ogni sospetto e lasciarci una pista, o sbaglio?"

"Se il suo cadavere fosse rimasto quassù, nessuno avrebbe saputo. Volevo che qualcuno capisse." 

"La testa mozzata...", mormorò Virgo, comprendendo finalmente l’allegoria. "Che cos’hai fatto poi?"

"Ho pulito l’ammazza-draghi e l’ho dato alla principessa, ma lei me lo ha riaffidato quasi subito, insieme a un paio di missioni impossibili da completare. Per questo, per legge, appena tornerò da lei morirò." 

A quelle parole, Marcel scosse il capo con aria interrogativa.

"Ha ucciso il suo drago ma continua a rimanerle fedele? Tutto questo non ha molto senso..."

"Questa è follia, se pure c’è del nesso", commentò Virgo, amleticamente. "Pensaci bene, Marcel. La principessa non ha mai ordinato al paggio di non uccidere il drago. Quindi, almeno a livello concettuale, il paggio ha sempre eseguito, nei limiti del possibile, tutti gli ordini della principessa. Ha sostituito con successo l’ammazza-draghi del cavaliere; ha ritrovato il drago, ma non è riuscito a riportarlo indietro vivo perché era già morto; ha trovato gli intrusi, ma non è riuscito a ucciderli perché non sono identificabili come usurpatori. Questo paggio è stato l’unico personaggio quasi coerente di tutta la vicenda."

"Come sarebbe a dire quasi?" 

"L’uccisione del drago non gli competeva", rivelò Virgo. "Pur potendola eseguire e benché mosso dalle migliori intenzioni, il paggio non avrebbe mai dovuto uccidere il drago. Solo il cavaliere avrebbe potuto."

"Ma il cavaliere è morto", replicò Marcel. 

"Appunto."

Appena ebbe udito quelle parole l’umile paggio inorridì, sussultò e, ormai fuori controllo, afferrò l’ammazza-draghi e si uccise davanti ai due investigatori. 

"Perché lo ha fatto?", domandò Marcel, inorridendo a sua volta. Il corpo del paggio giaceva ai loro piedi trafitto dalla lama fatale.

"L’hai detto tu, Marcel, sono come i robot. Appena ha elaborato la sua illegalità narratologica", spiegò Virgo, "l’identità del personaggio è morta. Per questo il paggio ha dovuto necessariamente autodistruggersi." 

"Ma Virgo, allora non capisco! Non avrebbe dovuto reagire così anche il nostro drago?"

"È così, ma forse dimentichi un particolare importante. Per legge interna, i draghi non si suicidano mai."

Marcel sospirò di sollievo.

"Sembra che perfino questo caso, alla fine, sia stato risolto." 

"In verità non abbiamo risolto proprio niente", constatò Virgo, dubbioso. "Abbiamo capito, che è una cosa diversa. Inoltre c’è un dettaglio che mi lascia perplesso."

Lo sguardo azzurro di Marcel tentò di penetrare il turbamento dell’amico, ragionò su tutto quanto e  comprese. 

"La principessa", boccheggiò sconvolto. "Non è chi dice di essere."

"Esatto. Le sue azioni sono fuori da ogni schema narrativo. Proprio come le nostre. È al di sopra di tutta la storia e sta tentando di dominarla. È per questo che ci teme, Marcel: sa del nostro libero arbitrio e sa che solo noi la possiamo fermare." 

"Quindi dobbiamo affrontarla?"

"Neanche per idea", concluse Virgo, declinando l’ipotesi del duello eroico. "Dopotutto il nostro interesse era puramente accademico. Siamo saliti quassù per capire, abbiamo capito e adesso ce ne andiamo. E poi, detto in confidenza, non ho alcuna intenzione di interagire con una principessina maniaca, più finta della finzione e soprattutto stupida. Nessuno, nemmeno potendo, dovrebbe sconvolgere la legge della fiaba." 

Voltarono le spalle alla scalinata finale e si incamminarono verso l’uscita. Nell’angolo più remoto della stanza del tesoro, con la coda dell’occhio, Virgo distinse nitidamente il profilo del cavaliere ucciso dal drago. Non seppe spiegarsi il perché, ma in quel momento, assai sgradevolmente, avvertì la sensazione che quel fantoccio gli assomigliasse.

 _______________

Copyright © 2020

Tutti i diritti riservati.

 

Racconto edito nell'antologia Racconti fantasy, Historica, anno 2018.

 

Post popolari in questo blog

CLERICUS. ANIME NERE

I racconti ~ Elegia di un poeta dimenticato

I racconti ~ Una mossa di Cavallo